• 21 Novembre 2024

Cena Con Delitto. Recensione e spiegazione del film giallo con Daniel Craig

Daniel Craig si prende una vacanza dal personaggio di 007 James Bond e indossa i panni di Benoit Blanc, detective sopra le righe, in questo giallo deduttivo in perenne equilibrio tra commedia e noir.

Trama, trailer, recensione, curiosità e spiegazione del film.

Film: Cena con delitto
Titolo originale: Knives Out
Nazionalità: USA
Anno: 2019
Durata: 130 minuti
Genere: Giallo; commedia; thriller; noir
Regia: Rian Johnson
Sceneggiatura: Rian Johnson
Fotografia: Steve Yedlin
Musiche: Nathan Johnson
Cast: Daniel Craig, Chris Evans, Ana De Amas, Jamie Lee Curtis, Don Johnson, Christopher Plummer.
Sequel: Glass Onion – Knives Out.


Trama

Massachussetts: per festeggiare i suoi 85 anni di vita, lo scrittore di bestseller gialli Harlan Thrombey (Christopher Plummer) raduna i parenti per una cena nella sua lussuosa villa, ma questi sono pronti a mangiarsi l’un l’altro per la ricca eredità. Fioccano liti e rinfacci. L’indomani l’anziano viene ritrovato morto con la gola tagliata e il coltello sul pavimento. Per la polizia è stato un suicidio, ma il detective Benoit Blanc (Daniel Craig), chiamato a investigare da una strana lettera, ha dei sospetti e scava in profondità…

Trailer

Recensione di Cena con delitto

Se ricordate il divertente e intricato “Signori, il delitto è servito“, il giallo ispirato al gioco da tavolo Cluedo, con Tim Curry nel ruolo di un improbabile maggiordomo, allora potrebbe piacervi anche “Cena con delitto”, con un divertito Daniel Craig impegnato in un’indagine altrettanto intricata, fatta di ribaltamenti e colpi di scena.

Il regista e sceneggiatore Rian Johnson firma questa deliziosa commedia gialla con un cast di stelle, dal compianto “Mr Edelweiss” Christopher Plummer, qui in una delle sue ultime interpretazioni, a Chris Evans, al quale ancora una volta è toccato il classico personaggio cazzone, per passare a Jamie Lee Curtis, con i capelli bianchi ma sempre simpatica, e al recuperato Don Johnson, anche lui invecchiato ma ancora piacente.

Daniel Craig, che a mio avviso non veste bene i panni di 007, appare invece molto a suo agio nel ruolo del detective Benoit, che sa essere eccentrico e frivolo come il mitico Hercule Poirot dei gialli di Agatha Christie, ma è anche dotato di un cervello fine e della tenacia tipica del Tenente Colombo.

Una volta che Benoit ha individuato la preda la insegue giocando al gatto col topo. D’altro canto è anche capace di provare empatia per le brave persone.

La storia di Cena con delitto è più gialla che commedia. Non si ride ma si sorride, perché la sceneggiatura percorre due linee narrative. Da un lato abbiamo l’indagine di Benoit, costellata dalle liti e dalle accuse tra i parenti del morto, avidi e gretti. Dall’altro c’è la linea narrativa che rappresenta il cuore, l’umanità, che si contrappone a tanta indifferenza e odio verso il defunto.

Il giallo acchiappa fin dall’incipit, per merito dei frizzanti dialoghi e soprattutto per il colpo di scena che arriva nella prima mezz’ora. È in questo momento che Cena con delitto si distacca dal già menzionato Clue (nominato proprio nel film), biforcando le linee narrative e proponendosi come prodotto più serio e cerebrale rispetto alle commedie gialle, grazie all’aroma di noir che indossa per tutto il tempo.

La trama è alquanto intricata, ma gli indizi sono disseminati bene fin dall’inizio, cosicché l’indagine è avvincente e il disvelamento è facile da seguire, soprattutto se siete stati attenti.

Se amate le indagini acute ispirate ai gialli alla Agatha Christie, lo siete per forza.

Consigliato a chi cerca un giallo vecchia maniera ma girato con i ritmi moderni, a chi vuole divertirsi tenendo però ben acceso il cervello.

Per la serie: quando Daniel Craig smette i panni di James Bond si salvi chi può.

Voto personale: 7.5


Curiosità

  • Il prestigioso Time ha inserito Cena con delitto tra i 10 migliori film del 2019.
  • Il successo di Cena con delitto ha aperto la strada a due sequel da distribuire su Netflix. Il primo, uscito nel 2022, si intitola Glass Onion – Knives Out e vede nel cast anche Edward Norton.
  • Cena con delitto ha raccolto varie candidature ai principali premi cinematografici, in particolare per la sceneggiatura originale di Rian Johnson, nella categoria miglior attore in un film commedia o musicale a Daniel Craig e nella categoria miglior attrice in un film commedia o musicale ad Ana de Armas, senza tuttavia vincerne nessuno.
  • Nel film si susseguono camei di alcuni attori famosi, come Hugh Grant, nel ruolo del compagno di Benoit, Ethan Hawke o Angela Lansbury, mitica “Signora in giallo”, qui nella sua ultima apparizione al cinema.
  • Nel film viene inquadrato alcune volte un grande ritratto dello scrittore morto (Christopher Plummer), la cui espressione cambia tra le scene, dapprima adirata poi beffarda infine soddisfatta. Si tratta di un effetto speciale inserito in post produzione.
  • Tra i precedenti film diretti da Rian Johnson, anche Looper, altra storia intricata ma sui viaggi nel tempo.
  • Daniel Craig si è trovato così a suo agio a lavorare con Ana de Armas che l’ha voluta nel cast del successivo film di James Bond, “No time to die“.

Spiegazione (attenzione SPOILER)

  • Marta non aveva iniettato alcuna dose letale di morfina ad Harlan, ma il solito vecchio farmaco.
  • L’anziano scrittore si era suicidato per davvero, proprio come aveva supposto la polizia. Lo aveva fatto solo per proteggere Marta da una potenziale accusa di omicidio.

Cosa abbiamo visto

  • Marta, quel pomeriggio, aveva tirato fuori dalla borsa sia la boccetta con il medicinale che era solita iniettare al vecchio, sia la boccetta con la morfina.
  • Le due boccette erano sul tavolino su cui Harlan e Marta stavano giocando a Go.
  • Poiché Marta aveva battuto lo scrittore, questi, per la stizza, aveva rovesciato la scacchiera con tutti i pezzi, ma inavvertitamente aveva fatto cadere a terra anche le due boccette.
  • Marta le aveva raccolte e aveva poi preparato la siringa con il farmaco da iniettare al vecchio.
  • Poco dopo, però, Marta, ricontrollando le etichette, aveva pensato di aver confuso le boccette e di aver riempito la siringa non con il farmaco prescritto dal medico ma con la morfina. Quella dose di morfina era letale. Stando ai suoi calcoli, ad Harlan mancavano pochi minuti di vita, prima che la morfina lo uccidesse.
  • Marta aveva cercato freneticamente nella sua borsa l’antidoto, cioè il naxolone, senza però trovarlo. Avrebbe potuto allora chiamare i soccorsi ma questi non sarebbero mai arrivati in tempo.
  • Marta aveva quindi confessato il suo errore ad Harlan.
  • Harlan aveva capito che Marta aveva sbagliato in buona fede, ma sapeva anche che la polizia avrebbe indagato su di lei, facendo l’autopsia e scoprendo la presenza della morfina. Avrebbero anche scoperto che la madre della ragazza, anni prima, era immigrata in America illegalmente dal Messico con la figlia.
  • Harlan, dunque, da scrittore di gialli quale era, aveva escogitato in pochi minuti un piano per dare a Marta un alibi.
  • Aveva istruito la ragazza per uscire dalla villa mentre lui era ancora vivo, assicurandosi che i parenti la vedessero andar via.
  • Subito dopo si era tagliato la gola con il coltello, fiducioso che la polizia avrebbe archiviato la sua morte come suicidio.
  • Marta aveva eseguito le istruzioni di Harlan: era uscita dalla villa mentre il vecchio era ancora vivo; poi era tornata indietro ed era salita nella camera di Harlan dall’esterno arrampicandosi sul rosaio. Aveva indossato il berretto e la vestaglia di Harlan- che ormai giaceva morto nel letto – e si era fatta intravedere di spalle dai parenti di Harlan, per illuderli di aver visto il vecchio ancora vivo.
  • Era risalita in camera di Harlan, si era spogliata ed era ridiscesa dalla finestra.
  • La madre centenaria di Harlan l’aveva vista e aveva detto qualcosa che Marta non aveva capito, poiché era impegnata a fuggire via.
  • Marta aveva poi distrutto le registrazioni della videocamera di sicurezza, impedendo alla polizia di scoprire il suo ritorno di nascosto nella villa. Riguardo all’essere stata vista dalla madre di Harlan, essendo la signora anziana e svanita, chiusa in sé da anni, sperava che non avrebbe parlato.

Cosa era successo nella realtà? Marta aveva davvero ucciso Harlan?

  • Marta aveva creduto di aver scambiato le boccette fra loro, ma in realtà aveva iniettato al vecchio il farmaco giusto, innocuo per lui.
  • L’equivoco era stato creato da Ransom, il nipote di Harlan.
  • Quel pomeriggio, Ransom aveva saputo che il vecchio aveva diseredato tutti i parenti, lui compreso, e nominato Marta quale sua unica erede nel testamento. Aveva litigato con Harlan e aveva solo finto di abbandonare la villa. Era invece entrato nella camera del vecchio, in quel momento vuota, aveva preso le boccette dalla borsa di Marta e aveva scambiato le etichette per indurre Marta a iniettare la morfina al vecchio.
  • In questo modo, all’autopsia la polizia avrebbe scoperto la causa della morte e accusato Marta di omicidio. E, poiché l’autore di un omicidio non può ereditare i beni della vittima, il testamento di Harlan sarebbe stato annullato e l’eredità sarebbe andata ai parenti di Harlan per legge, Ransom incluso.
  • Marta, tuttavia, essendo una brava infermiera, sapeva riconoscere al tatto la boccetta giusta e quindi, senza accorgersene, aveva caricato la siringa infilandola proprio nella boccetta col farmaco, snobbando quella della morfina. Solo dopo, rileggendo le etichette sulle boccette, aveva creduto, sbagliando, di aver somministrato al vecchio la morfina. Non l’aveva fatto.
  • Harlan non era mai stato in pericolo di vita e si era ucciso per proteggere Marta da un omicidio che non sarebbe mai avvenuto.
  • Quando il giorno dopo Harlan era stato rinvenuto sgozzato, Ransom era rimasto sorpreso come tutti. Si aspettava, infatti, che Harlan morisse per la dose di morfina e Marta fosse arrestata. Invece, vedere la polizia parlare di suicidio e Marta ancora erede del defunto lo aveva fatto infuriare.
  • Ransom aveva però notato che Marta era nervosa. L’aveva allora avvicinata e indotta a confidarsi.
  • Marta gli aveva confessato di essere convinta di aver scambiato casualmente le boccette e di aver dato ad Harlan la morfina. Aveva inoltre spiegato a Ransom il piano di Harlan per dare a lei un alibi.
  • Ransom aveva finto di voler aiutare Marta, in cambio di un po’ dei soldi del vecchio, ma di nascosto aveva iniziato a ricattarla. Le inviava lettere anonime in cui la accusava di essere colpevole, portando come prova una parte del referto tossicologico.
  • Ransom voleva spingerla a costituirsi per l’omicidio di Harlan, così i beni di Harlan sarebbero finiti ai legittimi eredi, come lui.
  • Le lettere anonime, in realtà, erano arrivate a Ransom da qualcuno che lo aveva visto scambiare le famose boccette.
  • Nel frattempo Ransom aveva scoperto che l’esame tossicologico di Harlan non mostrava alcuna traccia di morfina.
  • Unendo i puntini, aveva quindi capito che Marta, avendo scambiato involontariamente fra loro le boccette, che lui stesso aveva scambiato in precedenza, aveva dato ad Harlan il farmaco giusto e non la morfina.
  • Dunque, Harlan si era suicidato per davvero e Marta non sarebbe mai stata accusata di omicidio. Il testamento che nominava Marta erede era ancora valido.
  • Ransom aveva dato fuoco all’ufficio del medico legale per distruggere il referto originale, unica prova dell’innocenza di Marta.
  • Ransom aveva inoltre scoperto che il mittente delle lettere anonime era Fran. La donna lo aveva visto scambiare le boccette. Si era procurata una copia del referto dell’autopsia e ricattava Ramson inviandogli delle lettere anonime.
  • Ransom l’aveva allora aggredita e somministratole una dose letale di morfina, poi aveva mandato Marta da lei, in modo da farla apparire colpevole anche dell’omicidio di Fran.
  • Marta, invece di fuggire e sparire nel nulla prendendosi la colpa dell’omicidio di Fran e di quello di Harlan, confessa la verità al detective Blanc sperando nella clemenza della legge e dei parenti di Harlan.
  • Nel frattempo il detective Blanc ha scoperto che la madre di Harlan, la sera dell’omicidio, quando aveva visto Marta scendere dal rosaio, aveva detto: “Ransom, sei tornato“.
  • Il detective aveva quindi capito che Ransom aveva a che fare con la morte del vecchio.
  • Nel finale del film, Marta e il detective Blanc trovano la copia del referto in un nascondiglio di Fran. Il foglio testimonia che Marta non ha mai iniettato la morfina nella vena di Harlan e che, dunque, qualcuno aveva scambiato le etichette sulle boccette e sottratto il naxolone, per impedirle di salvare il vecchio. Quel qualcuno poteva essere solo Ransom, che la sera della cena aveva minacciato Harlan poco prima di lasciare la villa.
  • E solo Ransom poteva aver aggredito Fran per impedirle di consegnare a Marta il referto che la scagionava. Ma come dimostrarlo, senza testimoni?
  • Marta riferisce a Ransom che Fran è viva in ospedale e che potrà testimoniare contro di lui.
  • Marta, che normalmente vomita quando mente, non vomita mentre dice a Ransom quanto sopra.
  • Ransom allora le crede e confessa l’aggressione a Fran ma non il diabolico piano per indurre Marta a uccidere Harlan. Sa che con gli avvocati giusti se la caverà con poco.
  • A quel punto Marta vomita. Ransom capisce che gli ha mentito, che Fran è morta e che ora lui è accusato del suo omicidio. Da qui a dimostrare di averlo fatto per coprire il tentato omicidio di Harlan mediante lo scambio di boccette ci vorrà poco.
  • Ransom, folle di rabbia, prende uno dei coltelli di Harlan e aggredisce Marta, ma il coltello non è un vero coltello: è un coltello di scena, finto: Harlan lo aveva mostrato ai parenti la sera della sua morte.
  • Marta è salva, Ransom finisce in galera.
  • Il detective Blanc rivela a Marta di aver sempre saputo del suo coinvolgimento nella morte di Harlan, perché fin dal primo incontro aveva notato una macchia di sangue sul suo maglioncino, ma avendo anche capito che Marta non avrebbe mai ucciso volontariamente il vecchio, essendogli affezionata, l’aveva tenuta d’occhio per scoprire il vero assassino. Infatti, il detective, all’inizio del film, era stato assoldato da un anonimo per indagare sull’omicidio di Harlan. Questo anonimo, si scoprirà, era sempre Ransom, che lo aveva assunto per garantire lo svolgimento delle indagini e l’arresto di Marta. Invece la cosa gli era scoppiata in faccia, perché se avesse lasciato fare alla polizia, la morte di Harlan sarebbe stata archiviata come suicidio, non ci sarebbe stata alcuna autopsia sul cadavere e lui avrebbe ottenuto un po’ dei soldi del vecchio ricattando Marta.
  • Tutto finisce bene, Marta è ancora erede di Harlan e con i soldi e gli avvocati giusti potrà impedire che la polizia rimpatri la madre. Tuttavia Blanc le fa notare una cosa che la rattrista: il vecchio si era davvero suicidato per nulla, non essendo mai stato in pericolo di vita.
  • Il suicidio di Harlan non sarebbe servito neppure a dare un alibi a Marta, perché, come si è visto, il medico legale ha comunque fatto l’analisi tossicologica su suggerimento di Blanc,
  • Se Marta non avesse preso sopra pensiero la boccetta giusta ma avesse somministrato davvero la morfina ad Harlan, sarebbe stata comunque accusata di omicidio, che il vecchio si fosse suicidato o meno.
  • Ma perché Blanc aveva spinto la polizia a fare l’autopsia di Harlan? Perché lui era stato assunto da un anonimo per indagare sull’omicidio di Harlan, non sul suicidio, e la cosa era strana,
  • In pratica: se invece di impiegare gli ultimi minuti di vita a concepire alibi, Harlan e Marta avessero chiamato i soccorsi, lo scambio di boccette fatto da Ransom sarebbe stato scoperto subito, Harlan sarebbe stato ancora vivo e Ransom in prigione da giorni. Invece, Harlan, per coprire Marta, aveva senza volere contribuito a ingarbugliare le cose. Tanto affanno per nulla, insomma.

E tu hai visto il film? Avevi intuito la soluzione del mistero?

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Recenso

Valeria Barbera adora parlare di film, libri e serie TV. Nella vita è editor e writing coach. Ha scritto un romanzo, curato un'antologia e pubblicato racconti in antologie e riviste, tra le quali Robot, Urania Collezione 176 e Distòpia, Urania Millemondi 87. Le sue storie sono state premiate o finaliste in diversi premi di narrativa. È redattore di Fantascienza.com e collabora con Andromeda: rivista di fantascienza. Ha vinto il Premio al Lettore di Fantascienza per le migliori recensioni di opere di fantascienza. Inoltre narra audiolibri ed è la voce di VAL9000 per FantascientifiCast: podcast di fantascienza e cronache dalla galassia. Bazzica il web con il nickname Recenso. Altre notizie su Valeria possono essere reperite sul suo blog Recenso.com

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