• 21 Novembre 2024

Star Trek La Serie Classica. Recensione, Analisi e Curiosità

L’8 settembre 1966 andava in onda il primo episodio di Star Trek, la serie oggi nota come Star Trek Serie Classica. Creata da Gene Roddenberry, si è guadagnata nel tempo un posto di rilievo nella storia della TV, assieme al suoi personaggi, dal capitano Kirk al dottor McCoy al Vulcaniano Spock, ormai miti della fantascienza.

Trama, sigla originale, recensione, curiosità sulla serie e una piccola sorpresa dal web.

star trek serie classica


Serie Tv: Star Trek: serie classica
Titolo originale: Star Trek
Creata da : Gene Roddenberry
Nazionalità: USA
Stagioni: 3
Anni: 1966-1969
Durata episodio: 45 minuti ca
Genere: fantascienza
Musiche: Alexander Courage
Attori del Cast: William Shatner , Leonard Nimoy, DeForest Kelley, James Doohan, Nichelle Nichols, George Takei, Majel Barrett, Grace Lee Whitney (solo 1a stagione), Walter Koenig (dalla 2a stagione)



Trama

XXIII secolo: la nave spaziale Enterprise della Federazione Unita dei Pianeti sta svolgendo la sua missione quinquennale nella Galassia. A bordo, il Capitano James T. Kirk, il medico capo Leonard McCoy e l’ufficiale scientifico Spock, originario del pianeta Vulcano. Con un equipaggio multirazziale formato da poche centinaia di uomini e donne, l’Enterprise viaggia verso l’ignoto “alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima“.

Sigla Star Trek TOS

Recensione

L’8 settembre del 1966 nasceva Star Trek, una serie di fantascienza che anni dopo avrebbe dato origine a un franchise comprendente svariate serie televisive, film usciti al cinema, romanzi, fanfiction, videogiochi e perfino una serie animata. Ma ancor di più, creava un universo fantascientifico coerente e ottimista, che ha ispirato e ispira ancora oggi milioni di fan in tutto il mondo.

L’UNIVERSO DI STAR TREK

La serie tv Star Trek, nota come TOS (The Original Series) nacque per caso. L’allora ex aviatore dell’aeronautica degli Stati Uniti e giovane autore televisivo, Gene Roddenberry, non aveva in mente una serie fantascientifica, ma cercava uno strumento che gli consentisse, attraverso l’intrattenimento, di riflettere sulle contraddizioni e i problemi della società, di spiegarli e di proporre soluzioni.

Aveva infatti già intuito l’enorme potenza mediatica della televisione, come questa potesse influenzare gli spettatori ed essere veicolo di idee e pensieri.
Negli anni ’50 e ’60, però, la censura governava la televisione e le reti TV erano molto attente a non fare passi falsi. I propositi di Gene Roddenberry erano giudicati troppo audaci: impossibile parlare di problemi come il razzismo o la guerra fredda in serie ambientate nella stessa epoca.

Ma l’acuto Gene aveva capito da un po’ che la fantascienza sarebbe stata l’arma vincente. La sottovalutatissima fantascienza è da sempre un valido contenitore di idee, che relegate in un futuro imprecisato perdono il carattere della “sovversività”, pur mantenendo intatto il messaggio di fondo. Lo sanno bene autori come Asimov, Dick, Matheson.

Con Star Trek, Gene era libero di immaginare un futuro non troppo lontano in cui gli esseri umani avevano superato problemi millennari come la fame nel mondo, la povertà, le malattie, l’incomunicabilità dei popoli. In Star Trek, questi sono problemi di razze aliene.

Gene immaginò una società che aveva abolito il denaro e dove gli esseri umani impiegavano il loro tempo per migliorarsi anziché combattersi, per esplorare anziché conquistare, per soccorrere, anziché distruggere. La civiltà pre-Star Trek aveva affrontato una terza guerra mondiale che aveva causato 60 milioni di morti in tutto il mondo, ma aveva deciso di cambiare. La propulsione a curvatura di Zefram Cochran era stata il propellente dell’evoluzione. L’umanità si era organizzata, aveva risolto i problemi interni, aveva conseguito nuove scoperte e disponeva ormai di risorse energetiche pressoché illimitate. Unite alle conoscenze scientifiche, gli esseri umani erano finalmente pronti per percorrere la Galassia in lungo e in largo.

All’interno di questo framework, Roddenberry inserì le sue piccole rivoluzioni che oggi conosciamo come il suo marchio di fabbrica: l‘equipaggio di Star Trek è multirazziale. I conflitti tra gli esseri umani, le razze i generi e le nazioni sono assenti. Uomini e donne, Americani, Russi e Giapponesi, Umani e Vulcaniani appartengono al medesimo equipaggio, uniti dallo scopo comune della esplorazione spaziale.

Esso porta con sé dei valori: che siamo tutti uguali, che abbiamo gli stessi diritti e che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri. Ma soprattutto: che se ti arriva un segnale di soccorso tu devi accorrere in aiuto.

L’apparentemente idilliaco universo di Star Trek ha varie contraddizioni e nemici. Da anni la Federazione ha problemi con i Klingon, un popolo aggressivo e diffidente fino alla paranoia, che vede nella lotta e nella conquista l’unica ragione di esistere. E poi ci sono i Romulani, una razza subdola e manipolatrice che nasconde le mire espansionistiche dietro l’ambiguità.

Gene Roddenberry utilizzò lo strumento del racconto per far riflettere gli spettatori su questioni attuali: era facile assimilare i Romulani all’immagine dei Cinesi, mentre gli illuminati Terrestri della Federazione Unita dei Pianeti ricordavano gli Americani e così via. Tuttavia, nulla di ciò veniva detto apertamente, era lasciato alla libera interpretazione degli spettatori.

Era comunque facile riconoscere nell’episodio “Una guerra incredibile” le tensioni tra USA e URSS della Guerra Fredda e il pericolo nucleare. Nell’episodio, infatti, l’equipaggio si trovava coinvolto in una guerra tra due pianeti. Una guerra dove, per proteggere l’arte e “ridurre” le perdite, tutto era simulato al computer, tranne le morti, che erano invece reali. La popolazione ormai assuefatta alla guerra simulata erano proprio gli spettatori ormai assuefatti all’idea della Guerra Fredda.

Nell’episodio “Uccidere per Amore“, invece, uno dei più belli per i fan, si dava una spiegazione del perché fosse stata necessaria l’entrata degli USA nella Seconda Guerra Mondiale e della bomba atomica. Nell’episodio, infatti, il passato veniva accidentalmente cambiato e una già diva Joan Collins interpretava una pacificista che convinceva il governo USA a ritardare l’entrata in guerra. Niente Hiroshima e Nagasaki, ma ciò avvantaggiava i Nazisti, che riuscivano a sottomettere l’intero mondo

Nell’episodio “Guerra privata”, infine, il capitano Kirk doveva risolvere un dubbio: è giusto dotare una razza di armi evolute per potersi difendere dai nemici con cui erano in guerra, armati a loro volta da nemici della Federazione, anche se questa azione potrebbe dare origine a una interferenza irreparabile e una escalation di violenza? Kirk avrebbe poi deciso di farlo, pur sapendo che quella guerra non avrebbe mai avuto fine, perché doveva mantenere l’equilibrio del potere.
Facile pensare alle interferenze dei governi antagonisti che combattono le loro guerre su territori di nazioni che niente avrebbero a che fare.

Star Trek ha infranto un primo tabù: oltre alla presenza di Uhura (Nichelle Nichols) come donna di colore sulla plancia della nave, nell’episodio “Umiliati per forza maggiore” Kirk era obbligato a baciarla. Era il primo bacio interrazziale della tv americana, anche se, come molti fan hanno sempre fatto notare, quel gesto tanto inclusivo era imposto dai poteri mentali di alieni superiori, che si divertivano a costringere i nostri eroi a partecipare a improvvisati spettacolini da salotto settecentesco. Poco importava per quei tempi: un’immagine valeva più di mille parole e il muro era stato, almeno visivamente, abbattuto.

I PERSONAGGI DI STAR TREK

Star Trek è stato sempre identificato con i tre personaggi principali, ovvero James T. Kirk, il più giovane capitano della Flotta Stellare, Leonard McCoy, capo medico, e Spock, ufficiale scientifico Vulcaniano.

Il signor Spock è il personaggio preferito di moltissimi fan di Star Trek.
Mezzo vulcaniano, in quanto figlio di una umana e di un vulcaniano, è il problem solver della situazione. Se in superficie mostra una calma olimpica, dentro combatte da sempre una guerra contro il suo lato umano per tenere a bada le emozioni.

Secoli prima, i Vulcaniani vivevano le emozioni come gli umani, ma eccedettero al punto da rischiare l’autodistruzione.
Il filosofo Surak indicò una via di salvezza: reprimere le emozioni e vivere secondo la logica.
I vulcaniani sono educati fin da bambini a reprimere le emozioni, attraverso la meditazione e lo studio della Logica, il che gli consente di raggiungere grandi livelli di concentrazione e aumentare le proprie capacità intellettive. Ma il loro spauracchio sono le emozioni, considerate fonte di violenza.
Aderire alle emozioni, fosse anche un sorriso, per un vulcaniano significa essere emarginati dalla società Vulcaniana, o, peggio, esiliati dal pianeta.

Spock non è purosangue e detesta la sua metà umana, perché, oltre a causargli emarginazione da parte dei vulcaniani purosangue, lo rende più vulnerabile alle emozioni, ma anche più in grado di capirle e comprendere gli umani. Sebbene lui capisca le illogicità umane, ovviamente non le approva.
Spock rappresenta la ragione e la morale di Star Trek, il punto di vista alieno che riflette sui pregi e i difetti della Umanità.

Leonard McCoy, detto “Bones”. Capo medico della nave, prova avversione verso il teletrasporto e tante altre diavolerie futuristiche, che però non disdegna di usare per diagnosticare e curare malattie, effettuando avanzate operazioni senza neanche tagliuzzare il paziente. Lui è esattamente l’opposto di Spock, con il quale entra spesso in conflitto ma che sotto sotto si diverte a stuzzicare. Tra una decisione logica e una dettata dalle emozioni, Bones sceglie le emozioni, caratteristica umana con la quale si trova perfettamente a suo agio. Anche se a volte è troppo irrazionale, è anche il confidente intimo di Kirk e lo aiuta a ritrovare la sua Umanità quando rischia di perderla per il troppo zelo. McCoy rappresenta il cuore di Star Trek.

James T. Kirk è da molti fan considerato il prototipo del capitano di una astronave. L’atteggiamento da cowboy delle stelle gli procura donne a bizzeffe: quasi a ogni episodio bacia o fa l’amore con qualche splendida aliena, tutte bellissime, anche se nessuna gli dà lo stesso brivido della “sua” donna, l’Enterprise. Come i migliori capitani, Kirk è innamorato della sua astronave.

Nonostante il carattere da donnaiolo e il suo istinto da soldato che lo rende talvolta impulsivo, Kirk è anche un abile stratega dotato di capacità logiche che gli invidierebbe perfino il caro Spock. Fenomenale, infatti, quando, con un furbo sillogismo, porta la sonda Nomad alla disattivazione (episodio “La sfida“), o quando convince il computer ad autoterminarsi (“Il computer che uccide“) . Memorabili i suoi bluff, come quello della carbonite (“L’espediente della carbonite”.)

Kirk è il mix perfetto tra McCoy e Spock: equidistante e in buoni rapporti con entrambi, è la via di mezzo tra i due estremi, il termine di congiunzione e di paragone. È in equilibrio tra logica e emozioni, non si fa mancare nulla. Se è vero che “In medio stat virtus”, Kirk rappresenta la virtù di Star Trek, l’essere umano al suo meglio, almeno per il metro di misura degli anni ’60. In fondo, è uno scanzonato cowboy dello spazio, che non disdegna di sparare col phaser o baciare sensuali sconosciute, finanche aliene.

LO ZOO DI TALOS

Anche se tutti conosciamo Kirk come capitano della serie classica, il suo personaggio non era previsto nella serie.
Il primo pilot “Lo zoo di Talos” (The Cage) presentò un equipaggio, sempre multirazziale, ma molto diverso da quello universalmente conosciuto.
Al comando della astronave c’era il capitano Christopher Pike (interpretato da Jeffrey Hunter). Pike era giovane come Kirk ma irruente e spesso irrazionale a causa dell’impulsività. Spock era già presente come ufficiale scientifico e, contrariamente alla futura canonicità, non disdegnava di mostrare qualche emozione: nel pilot era capace di sorridere. Il capo medico non era McCoy, ancora assente nel progetto.
Majel Barrett, che nel futuro della serie ricorderemo come la bionda infermiera Chapel segretamente innamorata di Spock, era bruna e interpretava il ruolo del vice comandante, Numero Uno. Era la prima volta per il maschilista mondo televisivo degli anni ’60 che una donna aveva un ruolo di comando in una serie.

Ne “Lo zoo di Talos“, il capitano Pike veniva imprigionato da una razza le cui facoltà mentali consentivano loro di creare illusioni così perfette da sembrare vere. Il pilot fu bocciato: la NBC, canale che doveva trasmettere la serie, lo considerò troppo “cerebrale” e chiese un nuovo pilot più adatto al pubblico televisivo.

Roddenberry dovette fare alcuni cambiamenti, anche nell’equipaggio. Fuori Pike perché Hunter chiedeva troppi soldi per riprendere il personaggio; fuori anche Numero Uno, ovvero il vice comandante donna. L’attrice fu dirottata sul ruolo della infermiera, poco importante professionalmente, ma nel privato le cose andarono meglio perché sposò Roddenberry.

Seppur col sacrificio delle emozioni, che Leonard Nimoy dovette reprimere e solo suggerire allo spettatore, Spock invece si salvò, proprio grazie a Roddenberry che fece il diavolo a quattro per mantenerlo nel cast, convinto che fosse un personaggio fulcro per la serie. Ebbe ragione, la logica vulcaniana fece proseliti e il saluto tipico “Lunga vita e prosperità” oggi è conosciuto ovunque.

OLTRE LA GALASSIA

Il nuovo pilot “Oltre la Galassia“(Where No Man Has Gone Before) incontrò i gusti della rete televisiva, e finalmente l’8 settembre 1966 andò in onda. “Lo zoo di Talos” venne poi recuperato e reinserito a spezzoni nell’episodio doppio “L’ammutinamento“.

PRIMI PASSI CON STAR TREK

Mi appassionai a Star Trek per caso.
Nel 1980 Star Trek TOS era sbarcata da circa un anno in Italia e veniva trasmessa dalle reti private.
Mi capitò di vedere l’episodio “La Macchina del Giudizio Universale“. C’era una specie di stoccafisso spaziale, alias macchina del giudizio universale, che vagava nello spazio distruggendo pianeti. La razza aliena che l’aveva costruita per mettere fine a una guerra ne aveva perso il controllo, finendo inesorabilmente spazzata via dalla stessa.

Il commodoro Decker, sguardo allucinato di chi è un tantino fuori di senno, si immolava per distruggere la macchina da dentro penetrando nell’ordigno e facendosi esplodere con la navetta spaziale. Purtroppo falliva e Kirk doveva completare il piano con un’altra navetta. La storia non mi piacque, bollai la serie come “roba per bambini” e ci perdemmo di vista.

Nel 1983 il caso volle farci rincontrare. Avevo l’abitudine di studiare con la tv accesa senza audio, al pomeriggio la tv locale mandava in onda alcuni telefilm e andò in onda l’episodio “Oltre la Galassia”.
Ogni tanto alzavo gli occhi e guardavo lo schermo. L’interpretazione di William Shatner mi agganciò.
Shatner aveva un modo molto caratteristico di recitare: quando parlava, il suo diaframma si comprimeva velocemente mentre la sua testa si proiettava in avanti. Il suo respiro era sempre molto evidente e sembrava che le parole gli uscissero da dentro, che lui partecipasse visceralmente agli eventi.
Anche gli altri attori, Leonard Nimoy e DeForest Kelley, trasmettevano molto e, nonostante guardassi l’episodio senza audio, mi arrivavano perfettamente tutte le emozioni che esprimevano.
Mi appassionai a tal punto che continuai a seguire il telefilm fino alla fine… dimenticandomi di alzare il volume.

Nessun’altra serie era mai riuscita a fare tanto. Anche se avevo snobbato Star Trek anni prima, pensai che quella performance meritava una seconda chance e così vidi tutta la serie e ricevetti conferma delle aspettative. Oltre all’amicizia che legava il trio Kirk-Spock-McCoy, scoprii che Star Trek parlava della realtà in cui viviamo e regalava perle di saggezza, filosofia e sociologia che non mi aspettavo in una serie per ragazzi, dove di solito proponevano una morale comprata in offerta al supermercato dei buoni sentimenti. Mi resi conto che Star Trek diceva molto di più di quello che sembrava. Imparai a perdonarle anche gli episodi più campati per aria (come quello degli Yankie e i Coms – “Le Parole sacre”).

LA FISICA DI STAR TREK

Sebbene Star Trek fosse considerato uno show per ragazzi, il previdente Roddenberry volle dotarlo di una struttura quanto più credibile e quindi chiese consulenza a veri scienziati.

Sottovalutata per anni, Star Trek ha previsto la miniaturizzazione e con il comunicatore del capitano Kirk ha anticipato l’invenzione del cellulare. Nel futuro di Star Trek i computer sono attivati dalla voce e i dati sono memorizzati su piccoli oggetti rettangolari inseriti in slot: oggi trasferiamo i dati tra due pc grazie a dispositivi usb che infiliamo nella apposita presa del computer. Quella specie di auricolare che fuoriesce dall’orecchio di Spock e col quale lui comunica col computer, assomiglia tanto a un auricolare bluetooth, col quale oggi si fanno telefonate (ne aveva uno anche Uhura).

Lo stesso teletrasporto fu introdotto da Roddenberry: il budget televisivo era troppo basso per far atterrare una astronave su un pianeta ogni settimana e così Gene pensò a una cabina dove la gente veniva smaterializzata, trasformata in fotoni e rimaterializzata altrove: oggi i fisici studiano se sia possibile farlo per davvero.

La propulsione a curvatura, escamotage che consentiva di abbattere la barriera della luce, non era del tutto campato per aria e non violerebbe la relatività.

A riprova delle serie intenzioni di Star Trek, alcuni episodi furono scritti da famosi autori di fantascienza: da Richard Matheson (“Il duplicato”) a Robert Bloch (“Gli androidi del Dr. Korby”, “Fantasmi del passato”, “Il gatto nero”) e Theodor Sturgeon (“Licenza di sbarco”, “Il duello”). Qualcuno cita anche Fredrich Brown per l’episodio “Arena” tratto dal suo racconto omonimo: in realtà, lo script dell’episodio era di uno degli sceneggiatori della serie, ma c’era una smaccata somiglianza con il racconto, probabilmente dovuta a letture precedenti dello sceneggiatore finite nel dimenticatoio; per evitare problemi di diritti chiesero l’autorizzazione a Brown.

GUEST STARS

Tra le guest stars Joan Collins (“Uccidere per amore”), Barbara Bouchet (“Con qualsiasi nome”), Ricardo Montalban (“Spazio profondo”).

EFFETTI SPECIALI

Essendo uno show televisivo, Star Trek non aveva un budget sufficiente per “stupire con effetti speciali e colori ultravivaci”, che quindi erano limitati al necessario. I veri effetti speciali erano l’universo narrativo e il legame tra Spock-Kirk-McCoy.

DOPO LA SERIE CLASSICA

Star Trek andò in onda per ben 79 episodi suddivisi in 3 stagioni, dal 1966 al 1969, quando, nonostante l’interesse crescente, fu cancellata dal palinsesto a causa degli insoddisfacenti ascolti. Solo dopo si accorsero che, pur non avendo alti ascolti, Star Trek era riuscita a interessare un variegato range di spettatori, dai ragazzini agli adulti, una cosa rara per una serie di fantascienza.

Nonostante lo stop, i semi erano già stati piantati. Negli anni successivi, la serie classica è stata ritrasmessa varie volte dalle reti locali, in syndication, e i fan sono aumentati reclamando il proseguimento della serie. La serie a cartoni animati non bastò ai fan.

L’insistenza raggiunse lo scopo. Nel 1978 la Paramount decise di produrre Star Trek: Phase 2, ma nella fase di pre-produzione il progetto si evolse. Il successo di “Guerre Stellari” impressionò molto la lungimirante Paramount, che decise di convertire il progetto della serie in un film e far sbarcare l’Enterprise al cinema con Star Trek: The Motion Picture, per la regia di Robert Wise.

Iniziò così il franchise di Star Trek che, fra alti e bassi, ci fa compagnia da decenni.

Lunga vita e prosperità.

Per la serie: Là dove nessuno è mai giunto prima.

Voto personale: non classificabile


STAR TREK TRIBUTO ALLA SERIE CLASSICA E AI PRIMI FILM

Curiosità

  • James Doohan che intepreta l’ingegnere Montgomery Scott (detto “Scotty”), aveva perso il dito medio destro nella Seconda Guerra Mondiale. Lo si nota negli episodi “Animaletti pericolosi” e “Il gatto nero“.
  • Fu proprio Leonard Nimoy a inventare alcune caratteristiche vulcaniane in corso d’opera, come la presa vulcaniana (“Il duplicato”), la fusione mentale vulcaniana (“Trasmissione del pensiero”) e il saluto vulcaniano con le dita aperte al centro della mano (“Il duello”).
    Il saluto vulcaniano lo inventò ispirandosi a un gesto religioso di benedizione ebraica che vide fare in una sinagoga quando aveva 8 anni. Scoprì poi che quel gesto forma l’iniziale del nome di Dio secondo l’alfabeto ebraico.
  • Nel 2000 Star Trek è entrato nel Guinness dei primati come serie con il maggior numero di spin-off, film inclusi
  • Prima di Jeffrey Hunter, il personaggio del capitano Pike era stato proposto a Lloyd Bridges, il padre di Jeff e Beau Bridges.
  • La pelle di Spock avrebbe dovuto essere rossa ma sui televisori in bianco e nero sarebbe apparso nero perciò si decise di dargli una pelle verdastra. Verrà poi spiegato che la chimica del sangue dei vulcaniani è basata sul rame anziché sul ferro, per cui i Vulcaniani hanno il sangue verde.
  • Roddenberry aveva immaginato i Klingon meno simili agli esseri umani ma per ragioni di budget pote’ solo accontentarsi di una colorazione metallica sulla pelle. Al passaggio sul grande schermo finalmente pote’ dare ai Klingon un look più alieno: quello con le creste ossee sula fronte
  • Mark Lenard interpretò due razze aliene diverse: il comandante romulano ne “La Navicella Invisibile”, il padre vulcaniano di Spock, Sarek in “Viaggio a Babel”. Nel film Star Trek: The Motion picture, ha interpretato invece un klingon
  • La NBC temeva che nessuno avrebbe guardato lo show per le orecchie a punta di Spock che lo facevano somigliare al diavolo. Si sbagliarono. La somiglianza di Spock col diavolo fu rimarcata poi nell’episodio “Le parole sacre“.
  • I colori delle uniformi indicano la divisione di appartenenza: oro/verde mela per il Comando (capitano, armiere e navigatore), rosso per le operazioni (sicurezza, ingegneri e comunicazioni), blu per la divisione scientifica (come la medicina)
  • In Star Trek: Primo Contatto, verrà specificato che Cochran inventò la propulsione a curvatura durante la Terza Guerra Mondiale eseguendo il primo volo a curvatura. Il volo attirò l’attenzione dei vulcaniani che atterrarono sulla Terra. La consapevolezza di non essere soli diede agli umani lo stimolo per evolversi e terminare le ostilità
  • Prima di Star Trek, DeForest Kelley era un attore di western. Aveva recitato anche nel film “Sfida all’Ok Corral” (1957) basato sulla vicenda del regolamento di conti avvenuta a Tombstone nel 1881. Nell’episodio “Lo spettro di una pistola” i nostri si ritrovano intrappolati in una Tombstone illusoria e devono rivivere l’evento.
  • Il padre di Spock era un barbiere. Quando uscì la serie diversi ragazzini gli chiesero il taglio a caschetto vulcaniano come quello di Spock, senza sapere che era suo padre
  • Alla loro morte, sia le ceneri di Roddenberry che di Dohan sono state mandate in orbita
  • Allo Smithsonian Institution a Washington potete visitare il modello della Enterprise, lungo 11 piedi.
  • DeForest Kelley, il dottor McCoy, è stato il primo attore del cast a mancare. È deceduto nel 1999 per tumore allo stomaco
  • Nichelle Nichols voleva abbandonare la serie perché il suo personaggio aveva poco spazio, ma Martin Luther King la convinse a restare perché il suo era uno dei primi ruoli regolari televisivi interpretati da una persona africana, soprattutto era un personaggio positivo. La cosa era molto importante nella lotta al razzismo, perché in genere i neri in tv venivano rappresentati in maniera negativa.
  • Alcuni episodi sono stati scritti da D.C. Fontana. Era una donna e la D stava per Dorothy. Poiché la rete televisiva non assumeva sceneggiatori donne, Roddenberry le consigliò di anonimizzarsi.
  • Il capitano Kirk è nato nell’Iowa ma non è mai stato detto in quale città. Nel 1985 la città di Riverside, nell’Iowa, chiese e ottenne da Gene Roddenberry il permesso a proclamarsi “Futuro luogo di nascita di James T. Kirk“. Oltre a ciò ospita il Riverside Trek Festival e una copia della USS Enterprise.
  • Alla prima stagione il personaggio di Checov non esisteva ancora. A seguito delle lamentele dei russi fu deciso di introdurne uno, Pavel Checov, che, quindi, contrariamente a quanto mostrato nel film Star Trek XI non era sulla nave quando Kirk ne prese il comando. Non c’è anacronismo perché la realtà di Star Trek XI è una realtà alternativa.
  • Ufficialmente, Star Trek serie classica è ambientata nel ventitreesimo secolo, tra il 2266 e il 2270. Però un dettaglio notato dai fan contrasta con questa datazione. Nell’episodio “Spazio profondo”, l’equipaggio recupera degli uomini te estri ibernati in capsule risalenti al 1996. Quando calcolano quanto tempo abbiano trascorso ibernati viene detto “Circa due secoli“, il che porterebbe a concludere che gli eventi si svolgano nel 22°secolo. Tuttavia la timeline ufficiale, indicata lungo la serie cinematografica, ribadisce che siamo nel 23° secolo
  • Per sembrare più alto di Leonard Nimoy, Shatner portava dei tacchi ma ciò gli faceva sporgere lo stomaco. Roddenberry decise di dare scarpe più basse a Nimoy e a Kelley.
  • Alla Fisica di Star Trek il fisico Lawrence M. Krauss ha dedicato un libro in cui analizza la fattibilità-non fattibilità delle invenzioni principali della serie.

Qual è il tuo episodio preferito della serie classica?

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Recenso

Valeria Barbera adora parlare di film, libri e serie TV. Nella vita è editor e writing coach. Ha scritto un romanzo, curato un'antologia e pubblicato racconti in antologie e riviste, tra le quali Robot, Urania Collezione 176 e Distòpia, Urania Millemondi 87. Le sue storie sono state premiate o finaliste in diversi premi di narrativa. È redattore di Fantascienza.com e collabora con Andromeda: rivista di fantascienza. Ha vinto il Premio al Lettore di Fantascienza per le migliori recensioni di opere di fantascienza. Inoltre narra audiolibri ed è la voce di VAL9000 per FantascientifiCast: podcast di fantascienza e cronache dalla galassia. Bazzica il web con il nickname Recenso. Altre notizie su Valeria possono essere reperite sul suo blog Recenso.com

4 thoughts on “Star Trek La Serie Classica. Recensione, Analisi e Curiosità”
  1. Letto tutto in un sorso.
    E’ bello vedere come Star Trek viene indossato in così tanti modi diversi, ma allo stesso tempo così simili.

    Il mio episodio preferito è Amok Time (Il duello), ma non perché Spock mi va in calore, ma perché quell’episodio mi ha aperto una riflessione profonda e mi ha cambiata. In meglio, ovviamente. 😉

    Articolo superlativo. 🙂

    1. @pikadilly
      Grazie 🙂
      Poi un giorno mi dirai di più su quella riflessione 😉
      Il mio episodio preferito invece non so qual è, o meglio ne sono diversi ed è difficile sceglierne solo uno.

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