Anthony Hopkins di nuovo cattivo e contro Ryan Gosling in un legal thriller originale con dilemmi etici e morali dal regista di “Schegge di Paura”.
Trama, trailer, recensione e curiosità sul film.

Film: Il Caso Thomas Crawford
Titolo originale: Fracture
Nazionalità: USA
Anno: 2007
Durata: 113 minuti
Genere: Thriller; Drammatico
Regia: Gregory Hoblit
Sceneggiatura: Daniel Pyne, Glenn Gers
Fotografia: Kramer Morgenthau
Musiche: Mychael Danna, Jeff Danna
Scenografia: Paul Eads
Cast: Anthony Hopkins, Ryan Gosling, David Strathairn, Embeth Davidtz, Rosamund Pike, Billy Burke, Cliff Curtis, Fiona Shaw, Bob Gunton
Disponibile in DVD e sulle piattaforme di streaming legale
Trama
Thomas Crawford (Anthony Hopkins), ricco ingegnere aerospaziale infallibile nello scovare il punto di rottura di qualsiasi materiale e appassionato di giochini meccanici, scopre il tradimento della moglie (Embeth Davidtz) e le pianta una pallottola in testa, confessando tutto al detective Robert Nunally (Billy Burke). Giunto davanti al giudice decide di difendersi da solo contro le accuse dell’ambizioso procuratore distrettuale Willy Beachum (Ryan Gosling), che ha il 97% di vittorie all’attivo in una mano e nell’altra una invitante proposta di entrare in un prestigioso studio di avvocati. Sembra un caso elementare ma sul più bello Thomas ritratta tutto: il detective Nunally era l’amante della moglie, perciò la confessione non è valida e nel frattempo l’arma del delitto è introvabile…
Trailer
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Recensione
Il regista di “Schegge di Paura” (1996) ritorna al legal thriller con questo freddo meccanismo costruito a tavolino ma intriso di dubbi etici e morali che durante il processo assalgono il cinico procuratore distrettuale.

Con una sorpresa iniziale alla Tenente Colombo assistiamo all’omicidio organizzato da un gelido Anthony Hopkins esteriormente travestito da indifeso vecchio e maniacale ingegnere, da cui la moglie insoddisfatta si è allontanata per i sentimenti intesi dal marito come una relazione scientifica, per poi proseguire nel duello personale lungo le varie fasi dell’indagine e del processo, che stravolgeranno completamente la scala di valori del giovane e rampante procuratore distrettuale.
Agli americani piace molto trovare falle nel sistema giudiziario per imbastirci sopra una storia e, come da titolo originale, qui il protagonista trova fratture di professione, nei materiali ma per estensione ad ogni sistema, divertendosi diabolicamente a far percorrere alle pedine un percorso obbligato come le biglie del suo gioco preferito e in cui resta invischiato anche lo spettatore curioso, il cui scopo si dividerà tra il sapere per quale finale ha optato la sceneggiatura e lo scoprire dove sia finita l’arma del delitto.
Infatti senza confessione e senza arma come si fa ad accusare una persona di omicidio?

Il piano machiavellico avrebbe potuto dare origine ad un buon thriller cerebrale, appassionante ed avvincente, ma purtroppo la trama decide di snobbare il fascino del male che ispira un personaggio apparentemente innocuo come Thomas, ben reso da Hopkins con sguardi che spaziano dal patetico al maligno e capace di ispirare anche vulnerabilità, per disperdersi nelle lunghe scene che aprono ancor più ampie parentesi sul conflitto intimo che pian piano sale nell’animo del “buono”.
Ryan Gosling s’impegna nelle sue molte scene da protagonista che mettono spesso da parte Hopkins ma non ha un carisma tale da far appassionare al suo dramma dell’anima, il quale pare anche troppo repentino e forzato dato che i confronti con Hopkins che dovrebbero innescare la crisi sono troppo pochi e brevi per giustificarlo. Sarebbe stato opportuno farli recitare più in coppia ma il pericolo di un Hopkins in versione Hannibal Lecter legale era in agguato e la soluzione è stata limitarlo per mancanza di coraggio e creatività.

Il ritmo molto lento e con solo qualche guizzo, aiutato da una regia che cerca di scrutare nell’anima degli antagonisti e una concitata colonna sonora a percussioni ma che poi si attenua, aggrava la carenza che si nota soprattutto nella parte centrale, anche se la sceneggiatura si rianima nella mezz’ora finale con sofisticati colpi di scena che potranno lasciare confusione e delusione in chi non ama i cavilli.
“Il caso Thomas Crawford” è un thriller legale garbato e mentale, che risulterà godibile per chi ama le partite a scacchi, ma gli manca quel quid che lo rende indimenticabile nel suo genere, per giunta penalizzato da un titolo italiano che si ispira troppo a “Il caso Thomas Crown” del 1968 di cui il moderno “Gioco a due” con Pierce Brosnan e Rene Russo è il remake, che aumenta la confusione nello spettatore (Thomas Crown non ammazza nessuno).
Indimenticabile è sicuramente la battuta del giudice che esprime in pieno la realtà giudiziaria “La Costituzione gli dà il diritto di tentare di manipolare il sistema giudiziario, come del resto fa anche lei, procuratore“: non importa cosa sia vero o giusto, conta solo chi è più bravo a giocare con leggi e cavilli.
Per la serie: Prima di tradire il marito è utile assicurarsi che non sia intelligente.
Voto personale: 6.5
Curiosità
- Nella versione originale il protagonista si chiama Theodore Crawford, ma nella traduzione italiana è stato “ribattezzato” Thomas.
- Del regista Hoblit è anche il film “Frequency – il futuro è in ascolto“
- Embeth Davidtz ha recitato anche con Robin Williams in “L’Uomo Bicentenario“
[…] Il Caso Thomas Crawford (2007) […]